ce la stanno portando via. Uscìti da Milano, ritrovo a Pavia per il giro del fine-settimana tra campi e osterie, c'è la periferia che cresce... e un'editoriale da lacrime sul quotidiano locale.
Eccolo: Guardatevi attorno: non c’è luogo - da Pavia a Casteggio, da Vigevano a Torre d’Isola, da Albuzzano a Mortara, e via via in unanime omogeneità, in tutte le località grandi e piccole del Pavese, dell’Oltrepo, della Lomellina - in cui lo sguardo non intercetti, svettante in qualche angolo dell’orizzonte, un profilo di gru all’opera in qualche cantiere, una vendemmia di villette a schiera messe in costruzione fitte fitte, come acini dello stesso grappolo. E poi, dentro lo spazio urbano, pattuglioni di robusti palazzoni ormai pronti per l’autunno si tolgono i rivestimenti che li hanno mimetizzati ed escono allo scoperto, sotto il sole agostano.
Osservatelo bene, il panorama che avete sotto gli occhi, poiché il territorio di questa provincia sta cambiando a ritmo forsennato e tra una manciata di anni non sarà più lo stesso visto che si realizzerà quel matrimonio tra i piani urbanistici delle nostre amministrazioni locali e lo scatenato attivismo degli interessi edilizi che era già leggibile nelle carte, ma che il comune cittadino scopre solo ora, vedendolo prendere corpo nella realtà.
Questa che si sta concretizzando sotto i nostri occhi è la Pavia del futuro, è il volto che la nostra provincia assumerà per tutti i primi decenni del secolo che si è aperto. E’ un assetto che ci piace? E’ davvero così che vogliamo la nostra città, il nostro territorio?
Certo che dal leggere il futuro che sarà sui documenti dei piani regolatori all’averlo sotto gli occhi la differenza è spiazzante. Però, nell’osservare quello che sta accadendo, gli interrogativi, le domande, le perplessità sono tante. E sono così forti da far superare gli spocchiosi rimbrotti dei registi di questa nuova stagione urbanistica che ci sta grandinando addosso e che, ovviamente, al primo mormorio di dissenso che si leva, sono pronti a bacchettare gli incauti e a spiegare che tutto era già sulle carte e che dunque, se non si era convinti, bisognava parlare allora, ai tempi del dibattito infinito, delle estenuanti consultazioni, delle indecifrabili polemiche.
Adesso, come al solito, è troppo tardi. I lavori sono in corso, gli edifici crescono come funghi e tutto servirà a soddisfare il crescente bisogno di case dei cittadini, a calmierare affitti, a migliorare condizioni abitatative.
Che davanti a tutto questo sia legittimo qualche dubbio sembra ovvio. Un esempio, tra i tanti, sull’affastellarsi di queste nuove costruzioni: davvero è una bella idea far sorgere nuovi edifici proprio a ridosso del trincerone della tangenziale al Bivio Vela? Sì, perché mentre la tangenziale cammina come una lumaca, le costruzioni a lato corrono a perdifiato. Se transitate da quelle parti scorgete come già si stiano addensando edifici tra la ferrovia e la futura superstrada, con l’intuibile benessere ne deriverà - in aria respirata, rumori, etc - per chi avrà la ventura di viverci o lavorarci.
D’altra parte la regola sembra proprio questa: che la tangenziale fatta strettamente a ridosso della città finisca con l’essere a lungo termine - come spiegano i testi di urbanistica - più che un elemento di snellimento del traffico, la "frontiera" verso la quale avanzano gli edifici, prenotati con sagacia da chi aveva intuito quali fossero le aree da occupare. E infatti non c’è quadrante di Pavia, a ridosso della tangenziale, che non veda cantieri all’opera e lo stesso accade in tutte le località che hanno adottato lo stesso modello.
Pare che tutto questo sia imposto dalla "febbre abitativa": dare case a cittadini che ne hanno bisogno. Ma se davvero è così, perché metà delle villette a schiera costruite nell’hinterland pavese innalzano, e non da oggi, il cartello "in vendita"? E le costruzioni in corso verso quale mercato abitativo si stanno rivolgendo? Pavia e il suo territorio, diciamocela tutta, non avevano bisogno di tutte queste edificazioni ma gli interessi immobiliari e speculativi che muovono tutto questo dinamismo hanno deciso di puntare alle famiglie in fuga da Milano, dalla metropoli.
Il modello che la frenesia del mattone sta imponendo, passando dal dotto disquisire dei dottorini dei piani regolatori all’affannoso fare che si sta realizzando, è la brianzolizzazione della provincia di Pavia. Se va bene questo modello, come sembra, nulla da obiettare. Ma se invece non è questo il modello di sviluppo territoriale al quale pensavamo è tempo di dire qualcosa. Anche se, forse, è troppo tardi. G. Boatti per LaProvinciaPavese
lunedì 6 agosto 2007
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2 commenti:
Brescia PURTROPPO non sta meglio...
ma ora è tempo di ferie...
e settembre ci aspetterà col PD pronto a nascere anche se con ostetriche incampaci e medici alle prime armi...
Staremo a vedere...
Buone vacanze a tutti!!!
Penso che il danno lo fanno le banche, che incentivano le costruzioni per guadagnare sui mutui... Ragazzi, basta farci prendere in giro da queste associazioni "frega-soldi/rovina-territori" legalizzate!
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