Si potrebbe sintetizzare con questo slogan la missione della rete di Bilanci di Giustizia che dal 1993, per iniziativa dei Beati Costruttori di Pace, riunisce centinaia di famiglie che vogliono controllare, diversificare e cambiare il loro modo di consumare e di avere a che fare con l'economia.
Dalla riscoperta dell'orto e delle marionette, all'analisi critica delle spese mensili, fino alla selezione minuziosa dei prodotti da acquistare. Ed è un modo, hanno scoperto le famiglie che aderiscono alla rete, non solo per risparmiare, ma anche per innalzare progressivamente il livello della qualità della vita. Riscoprendo il gusto dei giocattoli fatti in casa o comunque "naturali" si evita per esempio il rischio di imbattersi nei giocattoli della Mattel.
Dalla riscoperta dell'orto e delle marionette, all'analisi critica delle spese mensili, fino alla selezione minuziosa dei prodotti da acquistare. Ed è un modo, hanno scoperto le famiglie che aderiscono alla rete, non solo per risparmiare, ma anche per innalzare progressivamente il livello della qualità della vita. Riscoprendo il gusto dei giocattoli fatti in casa o comunque "naturali" si evita per esempio il rischio di imbattersi nei giocattoli della Mattel.
Ma in che cosa consiste il lavoro di Bilanci di Giustizia? Lo abbiamo chiesto direttamente a don Gianni Fazzini, fondatore e coordinatore della rete e cofondatore della mag di Venezia. L'incontro annuale delle famiglie di Bilanci di Giustizia comincerà domani a Rocca di Papa (Roma) e si concluderà domenica mattina alla presenza degli invitati politici: questa volta sono stati invitati il ministro della Famiglia, Rosy Bindi e Alessandra Tibaldi, Assessore alla Regione Lazio per il lavoro, le pari opportunità e le politiche giovanili.
La rete dei "bilancisti" è composta ormai da circa 1200 famiglie, il che vuol dire che almeno cinquemila persone ogni anno cercano di far quadrare i loro bilanci evitando le tante trappole del mercato.
"Lo scorso anno, le famiglie che aderiscono ai Bilanci di Giustizia – ci dice don Fazzini – hanno speso il 18% in meno dell'indice Istat sui consumi. E hanno scoperto che vivono molto meglio". Secondo l'Istat, infatti, la spesa media pro-capite mensile è di 1068 euro. Le famiglie di Bilanci di Giustizia spendono invece 872 euro a persona. Si riscopre così l'autoproduzione, la convivialità, la creatività. "Prima di tutto facciamo spazio nelle case. Molte delle nostre famiglie sostituiscono la tv con altri modi per stare insieme, dalle marionette alla musica".
Il terreno di intervento della rete di Bilanci è dunque duplice: da una parte i consumi e dall'altra la qualità della vita. La notizia della riduzione del 18% della spesa media mensile pro-capite – ci spiega ancora don Fazzini – è assolutamente inedita e ci fa capire molte cose. Il messaggio più importante che ci viene da queste esperienze – dice don Gianni – è che non è affatto vero che aumentando i consumi si aumenta la qualità della vita. L'esperienza delle famiglie che aderiscono alla nostra rete mostra casomai l'esatto contrario. E questa "scoperta" porta con sé anche un'altra considerazione: "E' arrivato il momento di rimettere in discussione i parametri tradizionali con cui si misura il benessere delle nostre società. Nel Pil c'è di tutto, anche le disgrazie. I parametri per misurare davvero la qualità della vita dovranno presto essere sostituiti".
Dalle tante storie raccontate dalle famiglie "bilanciste" emerge anche un'altra considerazione che potrebbe essere generalizzata. Con la riduzione del reddito necessario a sostenere un determinato livello di consumo si riduce anche il tempo di lavoro. Si spende di meno e si può quindi anche guadagnare di meno. "E' un modo nuovo – dice ancora don Fazzini – per liberarsi dal dominio assoluto del mercato. Ma è ovvio che si tratta di scelte difficili che hanno bisogno di strumenti adatti. Le famiglie hanno bisogno prima di tutto – dal punto di vista culturale – di ritrovare l'autonomia di giudizio, ragionare ognuno con la propria testa. Poi ci vogliono strumentazione tecniche precise".
Così ogni famiglia che aderisce alla rete redige un bilancio mensile che poi viene messo in comune con le altre famiglie. In ogni regione dove la rete è presente si cerca di creare gruppi locali che ogni anno, entro il 31 dicembre devono raccogliere tutti i bilanci in un rapporto annuale generale. Spetta agli uffici nazionali di Bilanci di Giustizia (che hanno la loro sede a Venezia) elaborare tutti i dati. La segreteria del coordinamento chiede come sostegno una giornata di lavoro a testa per un intero anno a tutti gli aderenti.
Con questi soldi si coprono le spese di segreteria (si spediscono ogni mese 1200 lettere, per esempio) e si retribuisce solo una persona che lavora in segreteria. Tutti gli altri prestano lavoro volontario. Interessante seguire anche i cambiamenti nei comportamenti di queste famiglie "bilanciste". Molti hanno per esempio rinunciato al garage per creare spazi da usare per la convivialità.
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