lunedì 1 dicembre 2008

Grazie Leo,bimbo di 6 mesi, forse mi hai aperto gli occhi



Quello che può passare tra un abbraccio di un bambino innocente e la mente di un uomo è qualcosa di straordinario e inspiegabile.
Un’intesa,una sintonia, una completa trasformazione l’uno nell’altra.
E come per incanto ti ritrovi a pensare ai veri valori della vita, a questo grande e irripetibile percorso che è la vita. Hai sempre vissuto dando priorità, costruendoti delle priorità.
Hai voluto, forse per la consapevolezza della tua debolezza, costruirti delle priorità. Hai voluto mascherare il vero nettare della vita, la vera bellezza del vivere quotidiano. Ti sei fatto ammaliare dalla necessità e dal desiderio di rivincita nei confronti della vita e dal desiderio di fare e trasmettere del bene.
Poi ti fermi a pensare, ragioni, valuti e nei confronti di una vita che sembra impeccabile, tanti amici, una fidanzata straordinaria, una famiglia calda,avvolgente e che ti ha insegnato a sacrificarti per il vivere quotidiano.
Hai certezze, molte certezze, tante certezze. Sai cosa vuoi dalla tua vita e ti sembra quasi di avere ben presente il percorso che devi affrontare.
Poi arriva quel bimbo,quell’abbraccio,quella vocina,quel sorriso e tutti si stravolge, si sconquassa.
Come per incanto le priorità diventano altre e se prima sapevi che l’impegno civico lo si manifestava con un serio e severo impegno politico oggi tutto perde di sostanza.
Ti accorgi che stai sacrificando la tua vita per un ideale che sembra utopico. Stai giocando la tua vita come in una partita di poker, dove c’è chi è più bravo di te, chi sa bleffare o semplicemente chi ha più fiches da buttare sul tavolo. Ti senti spaesato, debole, fragile ed estremamente vulnerabile.
Hai in mente gli occhi di quel bimbo che, senza nemmeno saper parlare, ti si aggrappa alle spalle perché ha capito che tu puoi proteggerlo, puoi coccolarlo o semplicemente puoi farlo ridere.
Come per magia davanti agli occhi si focalizza la tua vita……ti accorgi che la vita che stai vivendo non te la senti più tua, che ti ha tradito quella tua dannata certezza….Forse lasci, forse lasci tutto alle spalle e ti proponi di riappropriarti della tua vita, del tuo desiderio di vita. Manca poco a Natale, tutto porterà consiglio ma forse, l’aver visto quegli occhi blu di un biondino di 6 mesi ti hanno fatto capire che….nulla è più straordinario di una vita vissuta e io la voglio vivere “con” e “per” la mia famiglia!!!!

giovedì 25 settembre 2008

IDEE PER CAMBIARE IL MONDO, GOOGLE OFFRE PREMIO DA 10 MLN

NEW YORK - Un premio da 10 milioni di dollari alle migliori idee che cambieranno il mondo: è il regalo che Google si fa per i suoi 10 anni. Il primo motore di ricerca al mondo dividerà i 10 milioni fra alle cinque migliori idee che porteranno - spiega Google -"a risultati formidabili tramite una tecnologie intelligente che nel lungo termine avrà un impatto enorme". Le migliori idee saranno finanziate e i promotori beneficeranno di un "karma positivo e proveranno la soddisfazione di sapere che le loro idee potranno veramente aiutare il mondo". Le idee andranno presentate entro il 20 ottobre: una prima selezione delle 100 migliori idee sarà comunicata il 27 gennaio 2009. Poi gli utilizzatori di Google selezioneranno le 20 finaliste, fra le quali il consiglio di amministrazione della società sceglierà le cinque migliori. "Noi non riteniamo di avere le risposte, ma crediamo che queste risposte stiano là da qualche parte", spiega Google nella pagina web dedicata al progetto, che rientra nel pacchetto di quelle allestite per festeggiare i dieci anni di vita.

Io un idea ce l'avrei.........perchè ogni volta che metto i cereali nella tazza,quando prendo la seconda manciata, immancabilmente, ne rovescio una dozzina sul tavolo??? un "collettore" scatola cereali - tazza...ehm..che idea del cazzoooo!!!!! ma forse qualcuno ci ha già pensato!!!



mercoledì 24 settembre 2008

Questo post è per te TONY

Prima di leggere consiglio di accendere la musica!!!!


La vita è proprio strana………qualcosa di imprevedibile.
FACEBOOKKKKK???? Il primo pensiero ti fa esclamare…..”la solita minchiata della rete”.
I primi dubbi vengono spazzati via dai primi nomi che leggi quando ti arriva la notifica di “richiesta di amicizia”.
E i pensieri si arrovellano sull’utilità o meno di rivedere nuovi amici, di ricontattare persone distanti, di volere a tutti i costi ricordare un passato che forse non ha più senso che sia PRESENTE.
Ogni sera quando ti ricolleghi al pc speri in un messaggino imprevisto, in una faccina nota che ti appaia e che ti dica…”TI RICORDI DI ME??? SONO QUELLO CHE…..”.
E il passato sempre più diventa presente, diventa o meglio, ridiventa parte della tua vita e tu sempre a chiederti se tutto ciò sia utile o meno…….fin quando…..ti riappare un messaggino di un amico che oramai credevi perso, scappato, svanito.
Una breve mail, un cellulare che squilla, una sera come tante di un passato lontano riproposta in un presente enormemente eccitante ed ecco che succede una cosa imprevista……
Un amico ritrovato, grazie face book e soprattutto grazie Tony per avermi fatto riscoprire quanto sia bello rivivere emozioni del PASSATO che sempre più saranno presente!!!...e il viaggio continua

mercoledì 27 agosto 2008

Obama tieni duro

Una frangia di neo nazisti americani stava complottando un attentato contro il prossimo candidato democratico alle presidenziali americane di novembre.
Un brivido lungo la schiena, un lungo, inesorabile, lento brivido che ci ha fatto tornare alla mente quanto può essere spietato ed egoista l’essere umano.

Chi non è rimasto folgorato da questo afro americano, chi non ha pronunciato almeno una volta il mitico slang “yes we can”, chi non ha visto in questa persona la possibilità di una nuova America “che forse non c’è più.”
Il mondo ci sta sempre di più facendo paura. Insicurezza, ritorsioni, minacce…..uno spiraglio di luce può essere la tua America caro Barack.

Obama noi siamo con te, tieni duro e se un giorno ti capiterà di passare di qui…….sarai ospite sulla nostra 500 color panna!!!



venerdì 1 agosto 2008

BANKSY – “Un Genio”





Ogni commento è superfluo……a voi qualsiasi giudizio.

http://www.banksy.co.uk/




martedì 29 luglio 2008

IL PREZZO DEL GREGGIO

Sui giornali e i supplementivan polemiche insistentisul perché sale il barilead un prezzo inversimìle.
Si sostiene che pel greggiola tendenza è verso il peggio,che d’offerta c’è carenza,ma dell’olio non fai senza, e che in India e pure in Cinala domanda è repentina,per cui il prezzo è triplicatoe a 200 è destinato.
Ma l’infausta quotazioneanche ha nom speculazione:dice l’OPEC, ché l’offertaè bastante e non scoperta e che finanze oscure,con i fondi e coi future,pure al rame e ai cerealifan mancar fondamentali.
Il Giavazzi sul Corrieree Krugman col suo parere,mostran alquanta di pauraper la mondo-congiuntura.
Lo si è detto anche al G8ed il Giulio ce ne ha edottoche la nostra situazioneè da gran cogitazione.
Il consumo è giù in frenata,l’ICI venne detassata,il salario va innalzato,ed il debito abbassato, poi si tagli la pressione:ma con quale dotazione?Che farà il consumatorequando va al distributore?
Tra i capelli pon le mani,...non c’è più neppur Bersani!

Maurizio Maggini 10.07.2008 www.lavoce.info

29 luglio 2008 CINA - IL REGIME TIENE LONTANI I TURISTI: «STANNO ROVINANDO L'OCCASIONE DELLE OLIMPIADI»

Ma la repressione continua
«Monaci arrestati e picchiati»


Conventi sotto assedio, ovunque agenti in borghese
“Mario come facciamo a dimenticare quanto è accaduto? ma soprattutto è giusto dimenticare? No, Noi non dimentichiamo.



Ritportiamo l’articolo dell’inviato del Corriere della Sera.
LHASA — «Shhhh. Non posso parlare. Please don't talk here. Too much police», sussurra in un inglese titubante il monaco incontrato lungo il dedalo di corridoi scuri e perlinati in legno affrescato nell'antico monastero di Sera. In effetti il luogo pullula di poliziotti e agenti in borghese allarmati dall'arrivo della delegazione di giornalisti invitata in Tibet grazie alla cooperazione tra governo di Pechino e Fondazione Italia-Cina. Ti seguono meticolosi e lanciano occhiate di fuoco a chiunque si avvicini non autorizzato. L'unico modo per cercare di comunicare con i tibetani è lasciarli giocare a rimpiattino con gli agenti. «Ecco, questo è il mio indirizzo email», dice uno che non sembra ancora ventenne passando repentino un bigliettino stropicciato. «La prego, non faccia mai il mio nome, perché tanti di noi vengono presi, e non si sa più nulla di loro. Ci arrestano, ci picchiano, se ci prendono di notte possiamo essere anche fucilati sul posto. Ho paura», spiega rapido.
La sera, davanti al computer, i messaggi al mondo dal Tibet sotto il tallone della repressione preventiva cinese in vista delle Olimpiadi di Pechino raccontano un universo assolutamente differente da quello spiegato dai portavoce ufficiali. «Nelle ultime settimane sono arrivati migliaia di nuovi poliziotti di rinforzo. Talvolta in una sola strada abbiamo contato oltre venti camionette militari. I nostri movimenti sono impediti al massimo, specie dal tramonto all'alba, chi esce dai monasteri senza permesso viene certamente arrestato. Ma i peggiori sono gli agenti in borghese. Stazionano dovunque e sono i più cattivi», si legge nell'email del 14 luglio. In quella di tre giorni prima viene specificato che i morti durante gli incidenti del 14 marzo sono stati «almeno 180» e i tibetani in carcere, molti di loro monaci, «restano centinaia». Con un particolare curioso: «In genere per la strada quelli in piedi sono i poliziotti regolari.
Ma gli uomini seduti sono gli agenti in borghese che danno gli ordini». E qualche nota di vita quotidiana: «Negli ultimi tempi i poliziotti si sono insediati in modo permanente nei monasteri. Così la situazione è un poco migliorata per i monaci di Sera, Jokhang e nel tempio di Ramosh, dove almeno ci si può muovere, anche se le lezioni per gli studenti sono state rinviate a dopo le Olimpiadi. Però quello di Drepung è totalmente isolato». Vedere per credere. Basta un quarto d'ora di taxi dal centro di Lhasa per raggiungere il villaggio ai piedi del ripido anfiteatro montagnoso che fa da corona a Drepung. Qui a marzo si trovava uno dei centri dirigenti più attivi della rivolta. E per diverse settimane era stato totalmente isolato dall'esercito.
Ma ora i cinesi si sentono molto più tranquilli. Non si vedono posti di blocco sulle strade. Invece la situazione cambia completamente una volta nel villaggio: ogni via di accesso ai palazzi bianchi del monastero antichi oltre 6 secoli che puntellano i fianchi della montagna è stata sistematicamente transennata, i militari hanno steso una fitta rete di fili spinati tutto attorno, oltre a garitte, ombrelloni colorati per le sentinelle dei turni sotto il sole, tende dotate di riflettori per la notte. «Oltre non si può andare. È coprifuoco da 4 mesi», dice rassegnato un gruppo di anziani contadini, che ogni giorno si reca a pregare nei pressi di un gigantesco masso di granito a circa 500 metri in linea d'aria dal monastero silenzioso. Si prostrano verso quelle mura antiche, sventolano gli scialli votivi nel vento lasciando che le loro preghiere salgano al cielo, un po' come qualche fedele fa ancora nel centro di Lhasa a venerare le vestigia diventate museo del palazzo di Potala, abbandonato dal Dalai Lama e il suo seguito sin dal lontano 1959. «Secondo le nostre informazioni, dei circa 1.000 monaci che stavano a Drepung, 500 furono arrestati subito, 300 liberati in seguito, gli altri mancano tutt'ora all'appello», sostiene un monaco che farfuglia veloce qualche parola in inglese, ripete la sua «fedeltà assoluta» al Dalai Lama, e pure, dopo una manciata di secondi, se ne fugge in una delle case protette da alte mura di pietra nella parte bassa del villaggio. «Peccato!», vien da pensare guardando da lontano, evitando di attirare l'attenzione dei militari, questo paesaggio da favola che proprio in questi giorni avrebbe potuto essere letteralmente invaso dai turisti è invece rimasto vuoto.
«I cinesi sono talmente ossessionati dal problema Tibet e dall'incubo sicurezza, che stanno rovinandosi la grande occasione offerta dalle Olimpiadi», osservano tra i circoli diplomatici europei a Pechino. Gli alberghi si erano preparati al tutto esaurito, ma ancora questa settimana erano fermi al 30 per cento delle presenze. Ristoranti di lusso semivuoti, taxisti con le mani in mano. Un Paese oggettivamente in piena crescita economica. Infrastrutture da grido. Senza scomodare gli impressionati successi della recente ricostruzione di Pechino, vien naturale osservare che aeroporti minori come quelli di Zhongdian, Xining, Kunming, Chengdu e il mitico Shangri-La, alle porte della regione autonoma del Tibet, sono molto più efficienti e funzionali di quelli di tante metropoli europee. La ferrovia che dal 2006 collega il Paese con Lhasa — e negli ultimi 2.300 chilometri viaggia in 26 ore su di un plateau compreso tra i 4.000 e 5.200 metri d'altezza — procede con una puntualità impressionante. Il nostro convoglio di 14 vagoni (i passeggeri erano quasi tutti cinesi Han) è arrivato nella capitale tibetana con 4 minuti d'anticipo.Eppure è come se la società civile cinese sia andata più veloce di quella degli apparati dello Stato. «A cosa serve sventolare al mondo la Cina delle Olimpiadi, se poi ambasciate e consolati all'estero concedono i visti con il contagocce?», protestano gli operatori turistici stranieri. Il Museo d'arte contemporanea di Pechino espone opere di critica al regime e al nuovo «consumismo capitalista di Stato», come se la repressione seguita alle rivolte di piazza Tienanmen nel 1989 non fosse mai esistita. Ma il Tibet testimonia una realtà molto più triste. «Quella maledetta ferrovia serve solo ai cinesi per venirci a colonizzare. Loro sono facilitati dagli incentivi offerti dal governo centrale e ci rubano il lavoro», sostiene Tayang, una 23enne impiegata in un negozio di tappeti e artigianato tibetani nel centro di Lhasa. E aggiunge bellicosa, mostrando poco lontano le tre saracinesche ancora danneggiate dello «Top Peak Artwork Center», un negozio di proprietà cinese vandalizzato il 14 marzo: «Se va avanti così, ci sarà presto un'altra ribellione. È inevitabile, vogliamo il nostro Stato indipendente guidato dal Dalai Lama».